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La storia è scritta da donne e uomini, artefici e vittime di loro stessi. Il 30 gennaio del 1933 Hitler sale al potere e tutto quello sognato e sperato nella Repubblica di Weimar: le promesse, le libertà culturali, politiche, sessuali, quelle di genere, sono cancellate. Il teatro, la musica e il cinema cercano di respingere le proibizioni sul pensiero, la patria, la famiglia e il sesso. Sono gli artisti a ribellarsi, a ritrovarsi in posti nascosti come clandestini, cantanti, attori, romanzieri, drammaturghi, ballerini e musicisti, scelgono di esprimersi negli angoli bui, nei sotterranei, nei letti, nelle strade e sono alcuni di loro che in quel fatidico giorno, il 30 gennaio 1933, decidono di scappare e salvarsi la vita.

 

Thomas Mann, forte del Premio Nobel, cerca di resistere alla fuga e solo nel 1936 decide di lasciare la Germania con la moglie Katia ebrea di nascita. Erano gli anni in cui i tedeschi guardavano all’America come alla terra dove tutto è possibile, finanche accettare la musica nera, permettere a tutti, ebrei compresi, di fare del cinema, tra questi Billy Wilder, il regista ebreo di origine austriaca che nella Berlino de 1929 dà avvio alla sua carriera, mantenendosi, lavorando da ballerino per signore sole, in una Ballsaal della capitale.

 

Hitler costruisce la nuova Germania desiderosa di annientare i nemici e diventare agli occhi del suo popolo la razza eletta. L’efferatezza espressa in quegli anni, con uccisioni e rappresaglie, creano paura e tracciano la strada di una perdizione che solo una guerra “persa” potrà sanare. Negli anni ’30, in America, c’era la grande depressione e il proibizionismo che elessero personaggi come Al Capone a eroe di un dissesto morale che spesso viene assimilato al terrore nazista. Tutti fuggivano, tutti cercavano un posto dove stare e lavorare. Femininum Maskulinum racconta di questi fuggiaschi.

 

Thomas Mann nel giorno in cui gli viene sottratta la laurea ad honorem di Bonn e la cittadinanza tedesca, nel 1936, attacca il nazismo e rinuncia, andando via dalla sua terra, a continuare quei giuochi da mago che i figli gli chiedevano prima di andare a letto, per esempio: far sparire cose e persone, in quel caso l’umanità gli sarebbe stata grata di aver salvato il mondo dalla tragedia. Ma fu lui a eclissarsi in una città del New Jersey, a Princeton. I figli di Thomas Mann, invece, furono capaci di lottare da subito contro la barbarie di chi voleva determinare la loro identità di genere. L’omosessualità era bandita e combattuta, nonostante molti omosessuali popolassero il partito di Hitler.

Quali parole sono state dette in quegli anni, quali quelle sentite attraverso muri immersi nella città, in balia di uomini e musiche che ammaliavano e atterrivano? Quali amori? Tutti inconfessabili e forti come delitti, passi di gloria e di certezze svanite, uomini e donne, sorelle e amanti, con figli degeneri o forse no. Sarebbe bello essere sé stessi e rimanere in un posto qualunque senza agguati o soprusi da sopportare.

 

Giancarlo Sepe

SALONCINO 'PAOLO POLI'

Teatro della Pergola

1 ora e 15 minuti, atto unico

23 apr 2024 21:00
24 apr 2024 21:00
25 apr 2024 19:00
26 apr 2024 21:00
27 apr 2024 21:00
28 apr 2024 16:00

Intero
Posto unico € 17

Ridotto over 65, convenzioni, soci Unicoop Firenze, under30 e abbonati
Posto unico € 15

PLAYLIST SPOTIFY "ALL WHO LOVE ARE BLIND"

Una selezione di brani scelti dal regista Giancarlo Sepe per immergersi nell'atmosfera del suo spettacolo Femininum Maskulinum.

 

 

 

Foto di scena

Femininum Maskulinum

  • uno spettacolo di

    Giancarlo Sepe

  • con (in ordine alfabetico)

    Sonia Bertin, Alberto Brichetto, Lorenzo Cencetti, Chiara Felici, Alessia Filiberti, Ariela La Stella, Aurelio Mandraffino, Giovanni Pio Antonio Marra, Riccardo Pieretti, Alessandro Sciacca, Federica Stefanelli

  • e con la partecipazione di

    Pino Tufillaro

  • musiche

    Davide Mastrogiovanni | Harmonia Team

  • scene

    Carlo De Marino

  • costumi

    Lucia Mariani

  • disegno luci

    Javier Delle Monache

  • assistente costumista

    Isabella Melloni

  • scene realizzate dal

    Laboratorio di Scenografia del Teatro della Pergola

  • macchinisti realizzatori

    Duccio Bonechi, Cristiano Caria, Francesco Pangaro, Filippo Papucci

  • produzione

    Teatro della Toscana

  • foto

    Manuela Giusto

Rassegna stampa