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Un palcoscenico per l’arte

28 gennaio 2021

Il progetto Neo Skēnḕ nasce come conseguenza della chiusura dei teatri dopo le restrizioni imposte dal DPCM di ottobre…

Giancarlo Mordini: Come Direttore del Teatro di Rifredi, in quel momento di disperazione – il teatro era chiuso e ci ritrovavamo davanti tutti i materiali grafici già stampati per la pubblica affissione degli spettacoli che sarebbero dovuti andare in scena nei mesi futuri – ho scritto un post ironico sui social dicendo che ormai di tutti quei manifesti, prima che andassero al macero, si potevano fare delle barchette di carta. Subito mi hanno telefonato Simone Teschioni Gallo (curatore della Mostra che verrà organizzata in un luogo ancora da stabilire, appena la situazione Covid lo permetterà) e Niccolò Mannini della Galleria d’arte La Fonderia, così è partito il progetto Neo Skēnḕ – Manifesti d’artista al Teatro di Rifredi: quelle locandine teatrali vivranno una seconda vita perché cinque artisti le trasformeranno in opere d’arte.

Simone Teschioni Gallo: L’idea mi è venuta pensando ad un quadro che ho nella mia collezione e che guardo sempre: una figura maschile tiene tra le mani una barchetta di carta. L’associazione tra le barchette dei manifesti di cui parlava Giancarlo e questa immagine personale è stata istintiva. Barchette, arte, artisti, immagini che avrebbero fatto proprio al caso nostro, su cui ero convinto si potesse lavorare creando qualcosa di geniale.

Niccolò Mannini: Lo spunto iniziale nasce pensando a come uscire, in qualche modo, da questa situazione di stallo che stiamo vivendo tutti: unendo l’arte visiva e l’arte teatrale cerchiamo di affrontare questo momento di pandemia.

L’arte e il teatro possono convivere?

Simone: Il nome del nostro progetto, Skēnḕ, in greco è il palcoscenico: abbiamo deciso di utilizzare questo titolo proprio per creare un ponte tra l’arte visiva pittorica e l’arte della recitazione. Nel Novecento sono innumerevoli le sinergie che si sono sviluppate tra artisti e teatro, soprattutto in ambito scenografico… L’idea principale è di riuscire a contrastare la versione di una pandemia che limita in qualsiasi modo non solo la socialità, ma anche la possibilità di fare arte: ecco che, totalmente all’opposto, noi mettiamo sotto i riflettori il lavoro degli artisti che entrano in relazione e che il teatro è pronto ad accogliere.

Niccolò: Sia Simone come curatore e io come gallerista, ci consideriamo entrambi al servizio dell’arte. Vedere queste chiusure fa male al cuore e pensiamo fermamente che la cultura, in questo periodo difficile, costituisca quella carezza interiore di cui tutti abbiamo bisogno. È per questo motivo che abbiamo deciso di avviare questo progetto.

Giancarlo: Noi, come Teatro di Rifredi, siamo convinti da sempre dell’unione tra arte e teatro. Il primo grande scenografo di Pupi e Fresedde è stato Tobia Ercolino: il teatro di Angelo Savelli ha sempre trovato un supporto scenografico fondamentale nell’arte. E poi, via via tutti gli spettacoli che abbiamo ospitato nei nostri cartelloni teatrali riflettono una vicinanza molto stretta con il mondo degli artisti; più recentemente, nel lavoro sulla drammaturgia contemporanea di origine neolatina – da Josep Maria Mirò a Sergio Blanco – è presente un continuo ritorno all’iconografia e ad un’ossessione, quasi, per l’arte.

Gli artisti del progetto Neo Skēnḕ – Manifesti d’artista al Teatro di Rifredi

Come sono stati scelti gli artisti?

Simone e Niccolò: Sono artisti completamente diversi tra loro, a partire dal linguaggio: Leonardo Moretti è un artista installativo che studia il rapporto tra lo spettatore e lo spazio; Rossella Riccione si sofferma invece sulla luce e le trasparenze, per esaltare l’intensità del colore; Leopoldo Innocenti è più pittorico: guarda ad atmosfere tedesche, all’espressionismo nord europeo di Baselitz e Kiefer; Irene Bulletti è un’artista astratta, ma che riprende anche i temi degli interni delle abitazioni come luoghi dell’anima, riflessi del carattere interiore dell’individuo, e prediligendo il collage e le vernici acriliche; Skim proviene dal mondo dei graffiti e, al di là del supporto iniziale utilizzato, che è la strada, nelle sue tele analizza il caos della quotidianità, il caos generato dall’uomo stesso colto nel contesto urbano. In questo periodo storico generalmente gli artisti tendono a lavorare ognuno per conto proprio, si fa molta difficoltà ad unirli in un gruppo perché l’egocentrismo e l’egoismo tendono a vincere. Invece, con Neo Skēnḕ cinque giovani artisti si mettono in gioco e creano delle sinergie tra di loro.

Oltre al teatro e al cinema, anche il mondo dell’arte è stato fortemente penalizzato dalla pandemia?

Simone: Gli artisti non vengono presi in considerazione a livello di tutela come possono essere altre istituzioni e, dunque, la nostra volontà è di creare un linguaggio capace di unire le diverse arti, per cercare di mettere a fuoco una situazione esistente. La nostra missione è riuscire a evidenziare la cultura nel suo complesso, non limitandosi ad un unico aspetto. Con Neo Skēnḕ vogliamo presentare un nuovo palcoscenico, in cui ogni singola individualità possa dialogare con le altre.

Giancarlo Mordini – Direttore del Teatro di Rifredi

L’immagine della barchetta, da cui parte tutto il progetto Neo Skēnḕ, è comunque ottimista? Si naviga verso il futuro?

Giancarlo: Neo Skēnḕ è un esempio di contaminazione tra le arti che ci fa guardare con fiducia al futuro. Segni e stili diversi, ma con una sensibilità artistica capace di trasformare, rielaborare, creare. Solo l’arte può salvarci in queste acque tempestose e agli artisti è dato il privilegio di anticipare il futuro. In particolare, penso che il teatro debba arricchirsi sempre più di nuovi apporti creativi. C’è bisogno di una drammaturgia che renda migliore l’esperienza del quotidiano e che parli di contemporaneità, attraverso una forma assolutamente non didascalica e che suggerisca, anzi, delle possibilità. Di Mirò, per esempio, amo il fatto che lui dica: “Nella mia drammaturgia non cercate una risposta, perché io vi porrò soltanto delle domande”, e credo infatti che il pubblico abbia bisogno, ora più che mai, di nuove storie. E l’arte visiva è in grado di accompagnare, in questa direzione, gli spettatori. Per me, in questo momento di sospensione e chiusura, la più grande frustrazione è rappresentata dalla mancanza di un confronto diretto con il pubblico. L’emozione che si ha ogni sera, davanti alle diverse reazioni del pubblico, è la vera assenza. La pandemia ci ha dato forse un po’ più di tempo per pensare a come migliorare la proposta di nuovi spettacoli: non dobbiamo dimenticare mai che noi siamo dei mediatori culturali tra l’autore in scena e gli spettatori. E che il pubblico è il fruitore primario di ogni nostra scelta.

Niccolò: L’importante è non lasciare questa barchetta alla deriva… Il viaggio di Neo Skēnḕ che abbiamo intrapreso insieme – io, Simone e Giancarlo – è un punto di partenza: dobbiamo lavorare affinché il futuro sia costantemente all’insegna della cultura e dell’arte, nella loro globalità. Arte visiva o arte teatrale, nessuna è predominante: ogni tipo di arte nella storia ha fatto crescere l’essere umano.

Simone: La barchetta di carta per sua natura è fragile e, a contatto con l’acqua, si bagna e rischia di affondare. Noi vogliamo tenere per mano questa barchetta della cultura, per condurla verso acque quiete. Per il futuro sono ottimista, perché credo che nei momenti di difficoltà vengano fuori le idee. Stiamo vivendo un tempo caratterizzato dalla chiusura, ma i progetti fioriscono. Neo Skēnḕ è frutto della collaborazione tra un curatore e un gallerista, cinque artisti e il teatro: sembra un’unione improbabile e invece è la realtà. La crisi porta con sé tanta voglia di fare: bisogna soltanto creare le condizioni più favorevoli per far germogliare la creatività.

Angela Consagra