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La Ferita dell’arte. Intervista ad Arturo Galansino

17 aprile 2021

Che significato assume, per Lei, l’installazione site-specific intitolata La Ferita, del grande artista francese JR e pensata appositamente per Palazzo Strozzi?

Quest’opera porta tanti messaggi con sé… L’artista francese più famoso al mondo re-immagina Palazzo Strozzi attraverso una nuova installazione site-specific, come strumento di dialogo tra passato e presente. Da tempo Palazzo Strozzi persegue l’unione tra antico e contemporaneo, attraverso il coinvolgimento di artisti che siano capaci di interpretare il presente. Il nostro Palazzo, che si identifica con la storia e con il passato, simbolicamente ci parla della realtà attuale. JR, infatti, utilizza in modo molto forte la prospettiva inventata nel Quattrocento proprio a Firenze, portandola all’estremo. Il risultato è un trompe l’oeil che usa l’espediente dell’artificio prospettico, accordandosi perfettamente con le caratteristiche e la storia di Palazzo Strozzi come luogo erede dell’Umanesimo e del Rinascimento. Nell’elaborazione grafica all’interno dell’installazione, in un’invenzione di fantasia dell’artista, JR cita alcune opere delle varie collezioni fiorentine che identificano l’eccellenza di questa città: gli Uffizi, con La Primavera e La nascita di Venere di Botticelli, e la splendida statua Il Ratto delle Sabine del Giambologna ubicata alla Loggia dei Lanzi, elemento caratterizzante del paesaggio fiorentino. Da una dimensione più specificatamente fiorentina si passa alla cultura intesa nella sua totalità: La Ferita è un omaggio alla storia, ma proposta in modo provocatorio e fortemente metaforico.

La Ferita – Foto JR. Courtesy Palazzo Strozzi

“La ferita” di cui l’opera è oggetto, proprio fisicamente, è qualcosa che tocca profondamente ognuno di noi?

In questo momento in cui la cultura è allontanata dal pubblico ed è molto difficile mettere in contatto le persone tra loro – che è il fine ultimo dell’arte – proponiamo come soluzione possibile un’opera di arte pubblica. Attraverso La Ferita, l’artista coinvolge tutti noi, perché affronta il problema della chiusura dei luoghi della cultura. È un ferita simbolica, sofferta da tutte le istituzioni culturali, in Italia e nel mondo intero, per esprimere e sottolineare la difficoltà di accesso alla cultura in questi tempi legati alla pandemia: un’illusione prospettica, quasi uno squarcio che attraversa l’intera facciata, e che lascia spiare al suo interno i visitatori che invece rimangono fuori dall’edificio, come in un atto di voyeurismo, concepito per rivelare ciò che non può essere visto, la rappresentazione di una realtà che va oltre quello che è di solito sotto gli occhi di tutti. E ciò non riguarda solo la parte museale: Palazzo Strozzi è un luogo di ricerca e di cultura a tutto tondo; infatti, La Ferita indugia anche su un’immagine di biblioteche squarciate: i libri è come se cadessero, rotolando addosso alle persone… Oggi i musei e tutti i luoghi culturali, il teatro e il mondo dello spettacolo, sono fisicamente interdetti al pubblico e JR, attraverso l’arte, evoca una riapertura che deve essere imminente. L’opera di JR è un’occasione per comunicare con il pubblico in quest’epoca caratterizzata dal Covid-19, richiamando ogni singolo spettatore a valori collettivi come la libertà, l’immaginazione creativa e la partecipazione. Nella contemporanea difficoltà di offrire occasioni di fruizione dell’arte in spazi tradizionali, la scelta di creare un’opera visibile a chiunque sulla facciata di Palazzo Strozzi diviene un invito a ritrovare un rapporto diretto con l’arte e una sollecitazione per nuove forme di condivisione.

Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, e l’artista JR - Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, e l’artista JR – Foto Ela Bialkowska, OKNOstudio. Courtesy Palazzo Strozzi

Le opere di JR uniscono spesso fotografia e street art, creando monumentali interventi di arte pubblica nelle città di tutto il mondo…

Il suo intento è quello di dare voce alle cause che non hanno voce: è un’arte sociale e politica, nel più alto senso del termine. Lo abbiamo visto lavorare nelle favelas di Rio de Janeiro, sul confine tra Messico e Stati Uniti, in Israele e Palestina, nelle prigioni di massima sicurezza: in tutti quei luoghi dove ci sono tematiche calde e difficili da trattare, in cui si affrontano delle urgenze. Ha scelto, con La Ferita, di farlo anche a Firenze: credo che oggi, uno degli aspetti più impellenti da risolvere dell’agenda politica, sia la crisi della cultura dettata da questa pandemia. La gente chiede cultura, ha bisogno di ritornare a frequentarla: mostre, musei, teatri, cinema. Firenze, e tutte le città d’arte, sono i luoghi più colpiti dalla pandemia. È necessario che la cultura, negata ormai da troppo tempo, ritorni ad essere accessibile per tutti.

Angela Consagra