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A testa alta

01 dicembre 2020

Del teatro, dei mestieri della scena e della loro assenza ci siamo molto domandati in questi tempi, in un esercizio di continuità e di resistenza lavorativa.

Una versatilità fluida e concreta quella dei lavoratori e degli spazi teatrali stessi, una adattabilità che è un modo per reagire alla crisi presente così come accaduto per le altre che hanno segnato la plurisecolare storia della Pergola. Non per la prima volta, infatti, il nostro glorioso teatro ha le porte d’ingresso al pubblico chiuse; tuttavia dopo ogni infausto accadimento ha proseguito il proprio operare, a testa alta.

È il caso dell’inattività registrata in seguito alla morte del Cardinale Giovan Carlo de’ Medici nel 1663 per i cinquantacinque anni successivi. Il Teatro della Pergola riaprirà nel 1718 con uno statuto aggiornato e non più in affitto ma con l’acquisizione in proprietà da parte dell’Accademia degli Immobili che effettuerà un importante rinnovamento strutturale e stilistico dei locali.

È il caso dell’alluvione che sconvolse Firenze il 4 novembre 1966 e degli interventi in emergenza subito messi in campo per drenare fango, acqua e gasolio, seguiti dalla ristrutturazione che portò alla ripresa delle rappresentazioni il 27 dicembre dell’anno successivo con Come tu mi vuoi della Compagnia Proclemer-Albertazzi.

Nel 2011 la proprietà dell’immobile passa al Comune di Firenze, segnando uno dei primi esempi di federalismo demaniale. L’Amministrazione della città rileva il Teatro della Pergola (fino a quel momento di proprietà dell’Ente Teatrale Italiano, organismo in attività dal 1942 al 2010) per farlo diventare Fondazione, rendendolo un’eccellenza della Cultura fiorentina, oltre che del patrimonio architettonico e monumentale.

Nell’attuale contingenza storica la comunità del Teatro della Pergola lavora per una programmazione nuova orientata a raccontare e capire una società che in questo anno di pandemia è fortemente cambiata: cercando ogni strada di condivisione e partecipazione del pubblico. Un primo risultato è il successo registrato dall’iniziativa A testa alta che ha portato piccoli gruppi di curiosi a visitare il Teatro della Pergola, nell’ottobre scorso, alla scoperta di storie e aspetti cui raramente si fa caso quando si entra in sala per assistere allo spettacolo. In quelle occasioni il teatro, inteso come edificio, con decorazioni e dipinti, ha raccontato del suo prestigio e delle sue rinascite, del suo silenzio che non è mai vuoto.

«C’era una volta un teatro che aveva ospitato tantissime persone e gli piaceva moltissimo. Ma un giorno non c’era nemmeno una persona e il teatro era molto disperato che pure piangeva dalle finestre per due giorni. Ma il terzo giorno era contentissimo perché era ricomparsa la gente.» così racconta e disegna Lara S. della 2°A della Scuola primaria Rodari di Cerbaia.
Il teatro è fatto di persone, per le persone. Il Teatro della Pergola si tiene pronto per loro. A testa alta.

Claudia Filippeschi