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Fra le molte vittime che agitano Le Troiane di Euripide spicca la figura di Ecuba che riassume su di sé tutta la sofferenza, il dolore, la disperazione, il vuoto, l’impotenza delle donne vinte e violate dalla guerra, ridotte in catene, orfane o vedove con i beni saccheggiati, le case in fiamme, in attesa di un incerto futuro da schiave.  
Lungi dal volere attualizzare questa tragedia (e ce ne sarebbero dei riferimenti con l’oggi!) dobbiamo renderci conto che i versi di Euripide ci portano nella dimensione del mito, una dimensione che supera lo spazio e il tempo e ci avvicina all’eternità; il testo de Le Troiane appartiene ai classici i quali “raggiungono la nostra anima scavando nei suoi inaccessibili labirinti”. 
L’ho voluta lasciare lì, sola, indifesa, simbolo della caduta, della fine, dell’addio, del distacco. È suo il punto di vista dei vinti e la loro disperazione. Ma, attenzione, con Euripide siamo nella radura del mito, non c’è niente di patetico, ma piuttosto di sublime e quei versi, che arrivano a noi da così lontano, riscattano ogni cedimento al compianto. 
Infine, perché cagna? Perché, secondo il mito, durante la traversata in mare da schiava, Ecuba si trasformò in cagna e raggiunse Ecate, e anche Dante così ce la ricorda nell’Inferno: «Forsennata latrò sì come cane / tanto il dolor le fe’ la mente torta». 

Dario Marconcini 
 
Segue incontro con Dario Marconcini e Giovanna Daddi

SALA CIESLAK

 

Fuori abbonamento

Teatro Era

35 minuti, segue incontro con Dario Marconcini e Giovanna Daddi

01 dic 2023 21:00

Intero € 12
Ridotto over 65 e convenzioni € 10
Ridotto soci Unicoop Firenze
€ 10
Ridotto under 30 € 8 

Foto di scena

Ecuba, la cagna nera

  • da

    Le Troiane

  • di

    Euripide

  • con

    Giovanna Daddi 

  • drammaturgia e regia

    Dario Marconcini 

  • scene e luci

    Riccardo Gargiulo e Maria Cristina Fresia 

  • musica da

    Le Sacre du printemps

  • di

    Igor' Fëdorovič Stravinskij

  • produzione

    Ass.ne Teatro Buti