È un progetto di scrittura originale e ricerca drammaturgica, che prende spunto dall'apertura del Ministero della Solitudine nel Regno Unito nel 2019. L'obiettivo di Lisa Ferlazzo Natoli è esplorare la solitudine come senso di incapacità e difficoltà del desiderio di trovare corrispondenza, con una speranza troppo alta per realizzarsi.
La solitudine viene vista come un atlante dell'anima e un catalogo di ricordi, spesso incarnata in oggetti specifici che fungono da "sacche di storie", "alberi a cui le storie vengano appese e raccontate", o "kit di sopravvivenza". La scrittura mantiene la natura leggera e incidentale di un camminare in città affollate e solitarie, come rendersi conto all'improvviso che la propria vita è un acquario. Il progetto si interroga su come classificare una persona sola, se esista un sussidio di solitudine, in cosa consista e chi ne abbia diritto, e quali siano i requisiti per essere definiti "soli" e appartenere a una categoria riconosciuta.
Il percorso di lavoro prevede un'indagine, con e per i partecipanti, su questioni, immaginazioni, racconti e rimossi legati alla galassia della solitudine. Saranno esplorate storie minute, luminose e segrete che ognuno custodisce, pronte per essere finalmente ascoltate. Seguirà un lavoro di improvvisazione su richieste, temi e situazioni emerse dalle conversazioni, presentate in buste chiuse che i partecipanti troveranno sulle sedie. Questo favorirà una scrittura in "concertato", dove la propria storia, improvvisata e scoperta al momento, potrà concludersi o essere raccolta e reindirizzata da chi è accanto.
L'idea è che ognuno diventi testimone, incidente e proiezione, scivolando in sordina nelle altre singole storie, o come se sconosciuti incrociassero per caso le nostre vite per un istante prima di scomparire. L'obiettivo è scendere, con i mezzi della drammaturgia, nella "città sola" che ci circonda e ci abita.