Un seminario intensivo con Mimmo Borrelli. Due le fasi di lavoro: gioco fisico sull'organicità del corpo e della parola, e studio e lavoro sui monologhi. In un teatro concepito come una cerimonia laica, simile a un'assemblea o un tribunale popolare, dove si cerca un'espiazione collettiva e una catarsi attraverso il pianto, il riso, il gioco e l'emozione.
Per Borrelli la scena è "gran patto collettivo" d'espressione e comunicazione, che deve dare ascolto a ogni sfumatura dell'atto teatrale, includendo il sentire personale di attori, scenografi, registi, autori, sarti e macchinisti. La recitazione è una reazione a impulsi organici, dove la parola diventa il dramma dell'espressione, non un'imitazione, ma l'effetto dello stare in scena con sacrificio e sudore.
La presenza attoriale è artigianale e richiede una faticosa costruzione che sviscera il mistero del verbo, tenendo conto della presenza del pubblico per creare un'intensità unica in cui l'invisibile diventa reale. Il teatro qui non è concetto o filosofia, ma vita, morte, sangue, sudore, odio, amore e tutte le emozioni umane.